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Le immagini degli ultimi giorni de L’Unità, accuratamente filmate da Daniele Segre, nella redazione che stava chiudendo, saranno uno degli “eventi” della Biennale. Il regista infatti, sta montando un lungo documentario che verrà proiettato alla Mostra del cinema di Venezia non come una serie di frammenti bensì come un vero e proprio work in progress o come ha detto lo stesso Barbera, come una sorta di politico che occupera ogni giorno (quasi sicuramente nella Sala Volpi del Palazzo del cinema) la fascia oraria dalle 13 alle 15. Il lavoro, che Segre sta montando lavorando “anche 25 ore al giorno!”, è presentato da Alberto Crespi nell’edizione on-line del giornale all’indirizzo http://www.unita.it/doc/edit2lotta.htm
“Stavo filmando gli operai della Nuova Scaini a Villa Cidro seduti per protesta contro i bomboloni di propano – racconta Segre – , quando ho letto che le scorte della carta per L’Unita si stavano esaurendo. Siccome concepisco la mia videocamera come un ‘pronto soccorso’ dell’immagine, ho capito che dovevo trasferirmi li”. Il risultato di quel lavoro, intitolato Via Due Macelli. Italia-Sinistra senza Unita, che in origine doveva essere solo un mediometraggio, e diventato un curioso serial in dieci lunghe puntate.
L’idea era quella, aggiunge Segre, “di documentare ancora una volta la situazione di lavoratori in difficolta, ma poi mi sono reso conto che quello che soprattutto volevo era capire cosa succedeva alla sinistra riprendendone i tormenti in uno dei vari teatri possibili della rappresentazione, la redazione deL’Unita. Ne sono uscito con la convinzione che si tratta di una crisi di crescita, di un momento di vitalita e che, se la sinistra vuole, ce la puo fare”.Il regista piemontese e ora impegnato al montaggio 24 ore su 24 perché, dice, il materiale girato e tantissimo: ha seguito i giornalisti in ogni momento, anche nei piu privati e malinconici. Accompagnato dal suo operatore, Franco Robust, ha ripreso, e il caso di dire in esclusiva, l’incontro con Veltroni a Botteghe Oscure e la visita di D’Alema. “Ogni volta mi chiedo – sottolinea Segre – come posso essere utile col mio lavoro. Stavolta ho pensato che dovevo essere li, nella redazione del giornale fondato da Gramsci. Il mio lavoro verra giudicato con criteri estetici, sta poi ad ognuno farsi un’idea di quello che e accaduto attraverso le immagini. Io mi sono limitato a documentare”.